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Il Corriere Mercantile Il Secolo XIX 1-11- 09
"L'urlo di munch" a cura di Benito Poggio
 
Depliant della mostra presso il Museo Sant'Agostino2015/16

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La Repubblica 12-12-2015

Trova Genova La Repubblica dicembre 2015

Il Secolo XIX 11-12-2015

Benito Poggio


Visione, disamina e analisi critica
A proposito della mostra di Gianni Carrea:
“L’urlo per Munch” (e per la gente che sa vedere)
a cura di Benito Poggio


... Lo si percepisce, nel contempo, come urlo/ruggito che sa di cogente richiesta di perentoria esigenza di rispetto per la fauna tout court: urlo/ruggito rivolto all’uomo d’oggi che premeditatamente e pervicacemente prosegue vieppiù nella pianificata razzia e distruzione del loro edenico habitat, anziché salvaguardarlo e rispettarlo, anziché tutelarlo e preservarlo. La serie di magiche e seducenti rappresentazioni fa rivivere sulle pareti, e più ancora nell’animo di chi vi si pone davanti come osservatore, tutta la forza che la Natura ha concesso a simili maestose e meravigliose creature, da Carrea colte e raffigurate nella loro essenza vitale giacchè paiono rivolgere il oro impressionante sguardo su chi osserva: non certo a esprimere crudeltà e ferocia selvagge, bensì ad estrinsecare vis ed energia, tese e determinate a difendere quel che resta del loro ambiente naturale e che loro non possono assolutamente “perdere” e l’uomo non può più seguitare a trasformare in una “waste land”, a intendere “terra sprecata” dal dispregio ecologico. Certamente, chi viene a trovarsi tra le immagini di Carrea e sa tendere l’orecchio e ascoltare, sente risuonare per gli ariosi ambienti della galleria “Il Punto” ove tali immagini sono esposte, l’alto e profetico grido ci William Blake: “Tiger! Tiger! Turning bright In the forests of the night What immortal hand or eye Could frame the fearful symmetry?” Vale a significare: “Tigre! Tigre! Divampante fulgore Nelle foreste della notte Qual fu l’immortale Mano o l’Occhio Ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria? Alto e profetico grido quello del poeta inglese e che, come possente urlo, può essere appropriatamente adattato e applicato non solo alla tigre, ma a tutti gli altri animali: dal leopardo al leone e al rinoceronte. Isolato e discosto dagli altri, l’osservatore guidato dallo stesso artista, scopre – magica rivelazione! – un dipinto esclusivo, che si differenzia e distingue dagli altri per studiata ricercatezza e per raffinata impostazione cromatica di grande fascino e di delicata elaborazione dal clima, dal sapore e dal gusto orientaleggianti. E’ racchiuso e contornato da un’esile cornice rossa che inquadra, ma non limita, né frena, uno stormo di lievi, snelli volatili – qui fenicotteri, ma potrebbero essere cicogne o gru – ad ampia apertura alare, che spaziano lievi e solenni, librandosi in libero volo. Carrea, artista-viaggiatore, nel corso dei suoi numerosi viaggi attraverso l’Africa, terra che lui passionalmente e appassionatamente amata, deve avere sicuramente colto e fermato per sempre nei suoi occhi tipiche visioni africane di moltitudine di uccelli che si levano in nugoli densi e folti quasi ad oscurare la vista del cielo e a coprire la luce del sole, ma in questo dipinto, come s’è detto isolato e discosto dagli altri, unico nel suo genere, quella magia del volo l’ha resa e ce la propone come stormo diradato e rarefatto a tutta tela, creando una suggestione di vagheggiata libertà in chi guarda. In definitiva, una mostra speciale e sui generis: tutta da vedere, tutta da gustare e da non perdere assolutamente.

Novembre 2009

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